Cronaca Vera VS Essi vivono VS Barbara Kruger

Cronaca Vera

Per chi non lo sapesse, Cronaca Vera è una rivista settimanale, tutta italiana, fondata nel 1969. Come suggerisce il nome, la rivista tratta per lo più notizie di cronaca nera, ma soprattutto notizie vere spesso vere, per quanto strane, morbose, assurde, sembrino essere.
Cronaca Vera racconta di un mondo nascosto, parla degli ultimi, e soprattutto parla agli ultimi.
Motivo per cui è snobbata negli ambienti culturali, ma anche dal pubblico medio di Novella 2000. Non a caso non vanta di inserzionisti pubblicitari importanti, tantomeno di finanziamenti pubblici. Una rivista dura, irriducibile, dunque.
Proprio per la vicinanza di Cronaca Vera ai lettori, la redazione riceve quasi duemila lettere a settimana dai lettori. Lettere che vanno dal tragico al delirio, dalla rabbia all'involontaria comicità.

Un paio di esempi:

"Sono un vostro elettore, tutte le settimane compre la cronica vera; da oltre molte settimane è venuto meno il foglio chè vi erano ogetti di di peni sessuale, pene di varie tipi, la campana con la pompetta di sviluppare il pene, la confeziona della pinnola per rendere più duro il pene, ed altri ogetti che riempivano il foglio è ora non viene più aggiunte. come si spiega questa faccenda?"

Tra le fonti che ho trovato si legge:
"Il caso più incredibile? Quello di Giuseppe B., 2920 lettere inviate in circa 4 anni, più di 2 al giorno di media, un pugliese emigrato in Germania che ha messo in piedi una complessa teoria del complotto incentrata sull'attore Pippo Franco e sugli extraterrestri accompagnata sovente da inquietanti ritratti di clown, giullari, personaggi che sembrano usciti da un fumetto surreale."

Altri casi selezionati da Edoardo Montolli, uno dei collaboratori di Cronaca Vera, si possono leggere nel libro: Cara Cronica, di Edoardo Montolli, 2007, Edizioni Aliberti.

Personalmente, 

ho conosciuto Cronaca Vera presto, molto presto. Ancora prima di saper leggere, dunque nei primi '80.
Dopo "la Vita del Popolo", era la lettura preferita di mia nonna. Ricordo che la Vita del Popolo mi annoiava, perciò sfogliavo volentieri Cronaca Vera, puntualmente, ogni settimana, almeno fino all'età di 12 anni.
Ancora ricordo l'odore di piombo e rotative della pessima carta.
Fissavo la donna in copertina, rigorosamente in intimo e rigorosamente diversa ad ogni uscita, fissavo i morti ammazzati nelle pagine interne, e non appena ne fui in grado, leggevo di stupri, di efferati omicidi, di possessioni demoniache, di malessere individuale e sociale, di disagio collettivo e follia maniacale.
Non era un problema allora; mica c'erano i Teletubbies, per fortuna.

Il layout.

La cosa notevole di Cronaca Vera, è il layout: foto in bianco e nero, titoli in extra bold senza grazie, bianco/rosso e nero/giallo come colori base. Ed è rimasto invariato dal 1969.

Troveremo questa particolare estetica anche in certe scene di "Essi vivono" ed in maniera ancora più evidente nelle foto di Barbara Kruger.

Approfondimenti:

http://www.vice.com/it/italica/cronaca-vera
http://www.mangialibri.com/node/2262
http://www.alibertieditore.it/?pubblicazione=cara-cronica-le-lettere-piu-pazze-mandate-a-cronaca-vera


They Live

In italiano Essi vivono, è un film del 1988 diretto da John Carpenter. Non vi sto a spiegare di cosa parla e se non l'avete già fatto, trovatelo e guardatelo.
Non vi sto nemmeno ad annoiare con voli pindarici e filosofici su ciò che simboleggia tutto cio.
Il film è già esplicito di suo.
L'unica cosa sulla quale mi interessa porre l'attenzione, è come nel mondo di They live si rappresenti graficamente un messaggio ripulito da fronzoli e da merletti utili ad appannare gli occhi: parole giganti, ingombranti, parole nere in extra bold senza grazie su fondo bianco, parole affette da "Sindrome di caps-lock".

I veri messaggi pubblicitari
I veri messaggi della stampa
L'interno di una rivista
Il denaro

Approfondimenti:


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Barbara Kruger

Statunitense, classe 1945, femminista ed attivista. Anche se spesso viene definita una fotografa, sarebbe meglio definirla un'artista concettuale. Il suo stile è caratterizzato da fotografie in bianco e nero, spesso recuperate da giornali, e da slogan di denuncia, di sensibilizzazione o di frasi ad affetto atte a creare un cortocircuito nello spettatore. Nelle frasi poi, incontriamo sovente i pronomi come "you", "your", "i", "we" e "they".
Graficamente invece, anche qui i messaggi sono scritti con parole giganti, ingombranti, parole nere su fondo bianco, o bianche su findo rosso. Anche qui il font è senza grazie in extra bold.
Fin dall'inizio l'opera di Barbara Kruger, l'opera di fusione immagine trovata / slogan, trova luogo in spazi dedicati alla pubblicità, in grandi cartelloni, per strada. Ci si aspetta dunque di leggere un messaggio pubblicitario mentre invece ne leggiamo uno di tutt'altra matrice.
Questo oggi non ci pare così sconvolgente a causa del "Guerrilla Marketing" che di questa pratica ne ha fatto bandiera, rompendo i confini e sgomberando il territorio come potrebbe una multinazionale in una foresta pluviale. Fino a poco più di un decennio fa, il lavoro di Barbara Kruger nel contesto urbano era un pugno allo stomaco che suscitava rabbia, voglia di ribellione e qualche riflessione.

Personalmente,

ho conosciuto l'opera di Barbara Kruger quando, poco dopo la metà degli anni '90, acquistai per poche Lire al Ventitré di Padova l'album "Businness of  Punishment" dei Consolidated, un gruppo di stampo attivista, nel genere industrial/hip-hop. Più tardi l'avrei riconosciuta nel video "Bulls on Parade" dei Rage Against the Machine. Credo sia suffuciente vedere quest'ultimo video fatto da Barbara, per capire la potenza di questi messaggi prima dell'arrivo del Guerrilla Marketing.







Approfondimenti:

Consolidated
Rage Against the Machine - Bulls on Parade
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Artsblog

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