Il bracciale. Il vuoto.




Nonostante fossero quasi le due, era presto per tornare a casa.
Senza sonno percorrevo le strade deserte, a casaccio.

Cos'è che ti manca, eh? cos'è? 

Poi ricordai una frase colta al volo, qualche ora prima.
Diceva di una festa.
Dunque imboccai una strada secondaria. Stretta. Pochi lampioni.

Cos'è che desideri, eh? Cos'è? 

Il vento animava la vegetazione.
Gli alberi intorno si agitavano quasi fossero mani in saluto.
Avanzavo lentamente nel mezzo, come fossi un personaggio acclamato dalla folla.
Ma non ero io quel personaggio.

Cos'è che cerchi, eh? Cos'è?

Mi piaceva guidare nel buio. Solo.
Domenica notte, nessuno in giro.
Solo il vento che agita le cose. Spaccando l'immobilità dello sguardo.

Perché di tanto in tanto guardi quel sedile vuoto, eh? Perché? 


Nel centro del paese c'era una piccola chiesa e un'osteria. Già chiusa.
Nient'altro intorno. Nessuno in giro.
Avanzai d'istinto finché trovai una freccia di cartone.
Indicava la strada verso la festa.

Lo sai perchè, eh? Sì che lo sai, vero? 

Seppur la strada non permettesse una velocità superiore, altri segnali invitavano a tenere una velocità "a passo d'uomo".

Avevi detto che non te ne fotte un cazzo, ma lo sai di essere un bugiardo.

Il vento aveva strappato i nastri bianchi e rossi che delimitavano il bordo della carreggiata.
E ancora legati ad una delle estremità, svolazzavano.
Invadendo la strada. Accarezzando l'auto.

La via del declino.

Lo sai, vero? Sì che lo sai.

Il parcheggio, un campo falciato, era occupato forse da una decina di vetture.
Ci girai attorno, incerto sul da farsi.
Poi mi fermai e scesi abbandonando l'auto come dovesse esplodere da un momento all'altro.

Non sopporti quel sedile vuoto, vero? È così vero? 

Sullo sfondo c'era un enorme tendone blu sostenuto da due colonne.
Colonne da cui partivano innumerevoli tiranti.
Aveva tutta l'aria di un circo sospeso.
Là sotto c'era quello che rimaneva della festa.

Il vuoto.
Non si sentivano voci provenire dal tendone. Solo qualche rumore.
Il vuoto.
Una strana atmosfera ovattata al rallentatore.
Il vuoto.
E la stessa sensazione che si prova guardando cadere le più intime illusioni.
Il vuoto.
Il resto era spazzato dal vento.

Lo vedi? Sei solo un fantasma nostalgico.

Mentre i capelli mi frustavano gli occhi.

Per terra vidi un bracciale orribile.

Un bordo. Intorno al vuoto.



Era quello.



Il segnale.



(2002, forse. Riscritto nel Gennaio 2013)

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