La lettera.


Sulla mia scrivania c'è un foglio piegato.

Lo avevo appoggiato là sopra qualche mese fa.
E da allora mi accompagna nel lavoro.

Si tratta di una lettera mai spedita.

Destinata a qualcuno che ritenevo importante.


La lettera in sé è una semplice risposta alla solita baruffa.
È incredibile come qualcuno a cui tieni possa non dico distruggerti, ma lasciarti per lo meno disorientato, usando poche semplici frasi. 
Questo pensavo mentre scrivevo parole che non contavano nulla.

Una lettera lunga quanto un foglio.
Qualche frase, qualche disegnino, niente accuse solo constatazioni.
Esposte con il tono incerto di chi si rivede per la prima volta dopo anni e riesce a dire soltanto: "come stai?", nascondendo malamente un sorriso nervoso.

All'inizio pensavo di risponderle direttamente un messaggio di posta elettronica.
Un mezzo troppo freddo e inconsistente.
Poi avevo valutato l'idea di scriverle a mano e mandare tutto via posta ordinaria.
Troppo prudente. Quasi avessi delegato a qualcun'altro le mie scelte. 
Alla fine avevo scritto sì un messaggio di posta elettronica, ma senza inviarlo e stampandolo con la ferma decisione di consegnarlo a mano.
Affrontare sguardi, regalare, offrirsi all'umiliazione per non essere soltanto un vigliacco.

Avevo messo la stampa nel portafoglio piegandola più volte, lasciando esposta la parte bianca.
L'avevo portata ovunque per qualche settimana.
                                                     Senza mai consegnarla.

Durante tutto quel periodo non c'era mai stata l'occasione giusta, e forse nemmeno la volontà da parte mia.
Stavo aspettando qualcos'altro.


Nel frattempo usavo il biglietto per appuntarci sopra qualsiasi cosa.
Indirizzi di posta elettronica e frasi raccolte in certe serate prima, i codici di alcuni software ed altri appunti tecnici dopo. Dopo che le cose si chiarirono da sole.

Nei gesti mai confessati c'è tutta la seduzione delle cose senza nome.
Cose che cambiano il mondo nel buio, quando tutti dormono.


Una lettera mai spedita di cui nessuno conosce l'esistenza né l'esatto contenuto.







È quanto di più intimo possa esistere.




(2003, forse. Riedita nel febbraio 2013)

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