Regressione.


Regressione.
Vidi un film, non ricordo quando, che aveva come protagonista un robot. Progressivamente, durante il corso degli anni, esso cercò di assomigliare sempre più ad un umano mediante particolari interventi sul proprio corpo. Il salto finale fu quando la sua struttura fu spogliata dalla lamiera e venne rivestita di pelle vera viva e autogenerante. C'è una scena in questo momento, difficile da riporre nell'armadio dei vestiti vecchi. È una scena che infatti, ancora indosso. In quel momento, spogliato di tutto, totalmente scoperto, egli guardò il proprio volto allo specchio. La sua reazione fu quella di lanciare un urlo, in preda all'annichilimento dello spavento. "Che succede?" gli chiese l'operatore presente. "Non avevo mai visto questo volto. Mi sono spaventato. Ma adesso ho capito che si tratta del mio vero volto." rispose lui.

Riflessione.
Il vero volto è terribile, conoscere se stessi è potenza... "Non guardi mai negli occhi le persone che ti parlano" mi dice lei... È vero... Detesto farlo... Detesto vedere il volto delle persone quando non è anonimo... Quand'è che si rivolge a me, e dunque, di volta in volta... Sembra nascosto... O intuibile... O pare scoperto... A volte oscenamente scoperto... Tutta quell'intimità che per sua stessa natura è oscena... Sembra quasi di vedere i propri genitori fare sesso, a volte... Imbarazzante... Dato che sono pure vecchietti, ormai... E poi... quello che vedo riflesso negli occhi di costoro... Mille immagini di quel volto che non mi aspetto... Eppure È il mio... Sempre diverso... A volte misero, in occhi ghignanti... A volte spaventoso, in occhi rabbiosi... A volte superbo, in occhi rapiti... Una vera merda... Preferisco risparmiarmi tutto ciò... E guardare le bottiglie sugli scaffali... O il cielo nero... Sempre così nero... Ma come fa? mi chiedo intanto... Poi, al massimo una sbirciatina alla base del naso... Tanto per far credere che quel che mi si dice m'interessi... Tanto per far credere che possa sostenere quello sguardo... Mi servirebbe una di quelle maschere che usano per saldare... Forse, allora, ci riuscirei... O la maschera alcolica... Che filtra pure le parole da dire...
Lo so, con quella maschera, di solito ci riesco...

Divagazione.
Non ho ricordi. Solo alcuni. I miei ricordi sono montagne altissime. Scavate. Dall'acqua e dal vento. Divenute ormai pianure. Troppo presto. E tutti i frammenti sono confusi. Innestati. Slegati. A spanne so che in una data zona c'è un vago ricordo. Ma i particolari sono sparsi. In un'area troppo vasta. Riunire tutto in nuovi mucchi catalogati. È impossibile. Alcune colline esistono ancora. Si tratta di quei ricordi che ancora non ho compreso. A volte ritrovo cose che evocano in me un ricordo. Questi oggetti hanno il potere di congiungere. Ogni scheggia di quella montagna che li riguarda. Dimentico spesso e nuovamente quel ricordo. Ma non dimentico facilmente quel disegno prodotto dalle linee di congiunzione sulla vasta pianura degli addii. Quante persone ho conosciuto e dimenticato. È come fossero morte. Eppure, per loro, non ho versato alcuna lacrima.

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